I gesuiti dalle origini alla soppressione by Sabina Pavone

I gesuiti dalle origini alla soppressione by Sabina Pavone

autore:Sabina Pavone [Pavone, S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economica Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2013-03-14T16:00:00+00:00


Luci e ombre

Le congregazioni mariane: uno strumento di controllo della società

Le congregazioni mariane fondate a partire dalla seconda metà del Cinquecento costituiscono uno degli strumenti chiave del disciplinamento cattolico successivo al concilio di Trento. Il modello confraternale esisteva sin dall’epoca medievale, ma l’attività era concentrata più che altro all’interno delle comunità professionali. Al loro arrivo a Roma, i gesuiti erano stati coinvolti individualmente nelle attività di alcune confraternite, ma Ignazio si era mostrato restio a una più attiva partecipazione della Compagnia in questo campo, poiché temeva che la fondazione di congregazioni avrebbe fortemente limitato la mobilità dell’ordine. Nonostante i dubbi del generale, i gesuiti fondarono comunque alcune confraternite in Europa e nelle missioni orientali con il compito prevalente di svolgere opere di misericordia. La spinta maggiore alla fondazione delle congregazioni tuttavia provenne soprattutto dall’impegno della Compagnia nella sfera educativa. Le congregazioni mariane nacquero infatti come istituzioni interne ai collegi, mentre solo in seguito alla partecipazione degli studenti si aggiunse quella delle altre componenti della società.

La prima congregazione venne fondata da Jean Leunis presso il Collegio Romano nel 1563 con il nome di Sodalizio di Nostra Signora. Le sue regole stabilivano il coinvolgimento degli studenti più giovani del collegio e formalizzavano una nuova prassi devozionale: la messa veniva amministrata tutti i giorni, la confessione diventava una pratica settimanale, la comunione era mensile. Mezz’ora al giorno era dedicata alla meditazione mentre per ciò che concerneva la gestione era prevista la funzione di un prefetto (spesso un laico) che doveva vigilare in special modo sul comportamento degli ­altri sodali. Si aderiva così a un modello, sposato con convinzione dai gesuiti, che vedeva nella partecipazione frequente ai sacramenti le basi dell’istruzione religiosa. Louis Châtellier, probabilmente il più autorevole studioso dell’universo delle congregazioni gesuitiche, ha visto nelle confraternite del Rosario dei Paesi Bassi, così come nell’oratorio del Divino Amore diretto a Roma da san Filippo Neri, degli illustri precedenti che fornirono ai gesuiti un utile esempio. Quel che è certo è che la Compagnia fece diventare le congregazioni un perno ­centrale del suo apostolato. Lungi dal volere uscire dal mondo, i gesui­ti erano infatti interessati a cambiarlo dall’interno e i sodalizi vennero rapidamente individuati come uno degli strumenti più utili a questo scopo. Il modello di pietà laica da essi proposto era diverso da quello di altre confraternite e proponeva un controllo pervasivo della società da attuarsi grazie alla creazione di un’élite cattolica (in primo luogo nobili e ceto dirigente), che si doveva riconoscere nell’espressione di una religiosità vissuta intensamente e nella fedeltà alla Vergine, in vista di quegli obiettivi di formazione del consenso e costruzione di una rete capillare di simpatizzanti e affiliati cui miravano i gesuiti (Greco). Se all’inizio del Seicento questo processo era ancora agli esordi, intorno alla metà del secolo cominciarono a cogliersene con evidenza i frutti, e il legame tra le congregazioni e la società divenne più stretto. In area tedesca, ad esempio, il fenomeno assunse una notevole imponenza dopo la fine della guerra dei Trent’anni (1648), con la ripresa



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